Due arti, la fotografia e la scultura, si direbbero del tutto inconciliabili. É la prima volta nell’intera storia di queste due arti che avviene il miracolo e nasce il progetto Les Femmes de la Lune.
Lasciamo che i protagonisti, Roger Corona e Vivide Mantero, raccontino come è avvenuto il miracolo.
Roger Corona: “Non è consueto che un fotografo ed una scultrice del ferro elaborino insieme un progetto artistico. In apparenza non hanno nulla in comune.
La fotografia è bidimensionale, materiale fragile e deperibile. Il ferro è tridimensionale, duro ed indistruttibile.
Eppure in realtà ‘scolpiamo’ con materiali sia pure diversi, ma ‘scolpiamo’.
Io le forme con la luce, Vivide Mantero il ferro che recupera da oggetti di scarto ed oramai inservibili, dando loro una nuova vita ed estetica. Esattamente come opero io, do vita e riscatto l’estetica che era ancora da scoprire nelle forme.
Ci siamo conosciuti nell’isola di Zanzibar dove mi ero recato per lavoro nel 2003.
Sulla spiaggia di Kiwengwa, Vivide ha il suo laboratorio/studio coadiuvata da operai locali.
Negli anni, l’incontro si è trasformato in un’amicizia ed abbiamo iniziato a confrontarci sul modo di poter unire le nostre due arti, in apparenza inconciliabili”.
Vivide Mantero integra il racconto dal suo punto di vista e dalla sua esperienza: “La prima volta che incontrai Roger Corona mi colpirono subito la sua faccia aperta e i suoi modi gentili.
Ho mostrato a Roger il mio laboratorio. Con lo scorrere dei minuti e delle parole, mi resi subito conto che da quell’incontro inaspettato potesse nascere qualcosa di più importante.
La voglia di un progetto comune tra Roger fotografo e Vivide scultrice ci ha deliziosamente “perseguitato”.
E da lì l’idea. Vestire di duro ferro i ritratti nudi di Roger.
Un’alchimia perfetta.
Ci sono però voluti altri tredici anni, prima che il lavoro iniziato tanti anni prima diventasse qualcosa di ancora più solido, in carne ed ossa o, farei meglio a dire, in “Ferro e nudo”.
Ed ecco che le immagini di Roger diventano grandi, con una finitura metallica, e le mie opere in ferro più reali, più vive.
Le sculture non sono più solo fotografate, ma fisicamente parte dell’intera opera, così da vestire veramente i corpi nudi ritratti nelle immagini.”
La fotografia è un’arte giovane, mentre la scultura è antica quanto la storia della civiltà.
Il ferro, nelle mani di Vivide Mantero, in questo particolare lavoro assume una morbidezza che non gli è propria. Sembra plasmare le forme che Roger ha scolpito con la maestria della sua fotografia.
I corpi nudi delle bellissime creature, ornati da queste ‘vesti’ assumono un significato epico, ma la narrazione delle loro gesta passate non la conosciamo.
La buona fotografia possiede una virtù: è aperta alla fantasia individuale.
É l’incontro magico che si rinnova osservando le creature di Roger. Sono irreali, non hanno collocazione né di tempo né di luogo precisi.
Malgrado il materiale che ricopre parzialmente i corpi, nelle immagini di Roger non c’è violenza, al contrario palpabile è la serenità e l’armonia, grazie alla struttura dell’immagine.
Un lavoro compiuto a quattro mani felici che hanno realizzato l’irrealizzabile: fondere la fotografia con il ferro per regalarci una nuova, inconsueta interpretazione di un universo immaginifico.
Ubud, febbraio 2019