PORNOSTAR O PITTORI PER ME PARI SONO
L’Espresso
di Stefano Pistolini
Dieci anni fa lavorava alla Fiat. Poi un colpo di fulmine con l’obiettivo e un rapido successo. Oggi si diverte a fotografare i maestri del colore e le dive dell’hard core.
Strana storia quella di Roger Corona, 44 anni, fotografo. Nasce a Marsiglia da genitori italiani e fino a 33 anni non tocca una macchina fotografica; è un tranquillo dirigente Fiat, filiale toscana. L’amore con l’obiettivo scoppia di botto, quando l’ex moglie gli regala una Reflex. Un breve apprendistato e poi il salto nel buio: molla tutto, si trasferisce a Milano e diventa fotografo professionista.
Scelta giusta: si specializza in bellezza, corpo, still-life e “Gioia”, “Max”, “Amica”, “Bibà”, “PhotoFrance”, “NewLook” entrano nel suo elenco clienti.
Il successo commerciale non soddisfa del tutto le sue ambizioni.
Nel 1992, alla Rotonda Besana, dedica una personale all’esperienza di Don Mazzi per il recupero dei tossicodipendenti: 16 immagini per simboleggiare, tappa dopo tappa, il ritorno di un drogato alla vita.
Quest’anno, invece, si è concesso un anno sabbatico per dedicarsi a tempo pieno a un duplice progetto: due imprese lontane negli intenti, che Corona etichetta come “il sacro” e il “profano” della propria produzione, uniformati dal bianco e nero che predilige.
Il primo progetto debutterà il 18 novembre in una galleria del capoluogo lombardo dal nome emblematico: Tribeca, come il quartiere newyorkese dell’arte trasgressiva.
Si intitola “IO & IO”, ovvero “I ritratti di Roger Corona a quattro mani con dodici grandi artisti dell’area milanese”.
“L’idea mi è venuta una sera a casa di un pittore: un’alleanza tra fotografia e pittura, invece del solito antagonismo. Fotografare dodici pittori, chiedendo loro di trattare pittoricamente la foto, reinterpretandosi”. Le adesioni non si sono fatte attendere: Getulio Alviani, Gianni Bertini, Agostino Bonaluni, Eugenio Carmi, Lucio del Pezzo, Franco Grignani, Ignazio Moncada, Bruno Munari, Tullio Pericoli, Arnaldo Pomodoro, Emilio Tadini, Luigi Veronesi.
“Credo che il narcisismo sia stata la molla principale. Ma penso che tutti abbiano condiviso la mia idea: entrare due volte nella stessa anima”.
Oltre al ritratto trattato, Corona esporrà altre quattro immagini di ciascun artista, ad arricchimento dell’analisi fotografica delle personalità.
Nel suo intervento sul ritratto, Bertini proietta la propria immagine su un fondo onirico notturno, nel quale lascia affacciare il turbamento erotico.
Munari accende invece un fuoco multicolore esattamente al centro del suo petto.
Bonalumi geometrizza le fonti della visione, dell’ascolto e le polarità della mente.
Alviani illumina una sottile iride in direzione dello sguardo.
Pomodoro fa un orecchia alla foto, che nasconde una tessitura cromatica fitta e misteriosa.
Grignani si intravede dietro un reticolo di forme oblique.
Moncada drappeggia il contorno evocando un colore etnico.
Del Pezzo arabesca con orme ornamentali comode, funzionali.
Carmi inserisce nel ritratto un’opera compiuta, una struttura piena, affiancandola alla sua immagine, immortalata nel gesto del dibattito.
Veronesi istoria l’occhio con spicchi luminosi.
Tadini sceglie un’opera buffa minimale, la pallina rossa sulla punta del naso.
Pericoli inserisce nel bianco e nero il lampo policromo di un’idea.
“Pericoli è stato il più esigente”, racconta Corona, “Bonalumi è il più entusiasta”.
Munari che ha più di 80 anni, si è lamentato: ” Mi ha fatto sembrare più vecchio”.
Il secondo exploit di Corona è fatto di una sostanza diversa: battezzato “Femmes Extremes”, presenta “ventisei pornostar fotografate a modo mio, in cerca del glamour”, con 60 stampe esposte a Parigi. “Il sofisticato detronizza il kitsch e la volgarità”, scrive “Photo” nel portfolio dedicato a “Femmes Extremes”.
“Per anni ho fotografato il corpo, la bellezza. Adesso ho pensato di spostare l’obbiettivo sulle pornostar, senza cambiare la mia poetica”, racconta l’autore.
L’idea pare quella di una spettacolare redenzione fotografica.
Il riscatto di bellezze mozzafiato che qui non devono “fare” ma solo “essere”:
“Volevo rigore. Pulizia. La cerco anche nella vita. Proviene dalla luce, da come illumini un soggetto, dal tuo rispetto formale”.
Corona è ossessionato dalla volgarità: “mi hanno chiesto di calcare la mano, ma io ho trattato le pornodive in modo grafico, anche correndo il rischio di spersonalizzarle”.
Le signore “dell’X”, sole con il loro sex-appeal, fuori dal ghetto del video e della prestazione erotica, circondate di buio e di chiaroscuri, e dai riflessi degli arnesi sadomaso, luccicanze di cuoio, pelle, metallo.
C’è Sierra la diciottenne americana, schiacciata su un muro ruvido.
C’è Tabatha Cash, francese, starlette dell’anno a Cannes, studentessa di economia che investe i suoi guadagni in immobili.
C’è Rosa, miss Ungheria ’90, tutta innocenza e paura; e Beata, anche lei ungherese, attrice preferita di Mario Salieri, il mago dell’hardcore.
E c’è Milly D’Abbraccio, la porno stella protagonista della Roma di notte.
Roma, Novembre 1993