Femmes Extrêmes

Presentazione di Roger Corona

Questi ritratti di personaggi dell’hardcore, vogliono essere l’incontro tra due mondi: il mondo soft della bellezza, della moda, del nudo artistico e quello hard della pornografia, del sesso esplicito, dello scandalo.

Tutto ha avuto inizio con casualità, come spesso avviene nella vita.

Era il 1992.

Un amico, il direttore della rivista Video “butto lì”: “tu sei specializzato in beauty, perché non fotografi le star dell’hardcore come fai con le modelle?”. L’idea mi piacque subito, non certo per curiosità pruriginosa, ma perché era intrigante.

Il primo set lo organizzammo nel mio studio, in quella esperienza mi comportai come se avessi dovuto produrre un servizio per una delle riviste femminili con le quali collaboro.

Durante la seance ho cercato di inquadrare l’ambiente alla ricerca dell’impianto grafico, della forma, dimenticando a volte persino il soggetto.

Le donne che ho ripreso sono pornodive, ma si è verificato uno spostamento di concetto, difficile da far capire.

Non recitavano la loro parte, anzi tutte hanno compreso che si trattava di posare davanti all’obiettivo con intenti completamente diversi.

Terminato il lavoro, dopo circa un anno e mezzo, da un’idea editoriale di Daniel Filipacchi, la casa editrice Hachette pubblicò: “Femmes Extremes”.

Furono vendute 32 mila copie.

Milano, settembre 1994

Cover Libro

FEMMES EXTRÊMES – a cura di Giuliana Scimé

Nel numero di ottobre del 1993 la rivista francese Photo pubblicava un portfolio dal titolo “Les femmes de l’extreme”, ma il sottotitolo era la vera chiave: “Les stars du porno comme vous ne les avez jamais vues!”. Il punto esclamativo era d’obbligo per caricare d’enfasi la straordinaria scoperta. E quale era la scoperta della rivista?

Che Roger Corona aveva ripreso le pornodive più apprezzate internazionalmente evitando con cura (come è nella sua spontaneità creativa e nella riflessione professionale) la volgarità, tenendo tesa però l’evanescente linea di confine tra erotismo e pornografia.

Le testimonianze scritte che quest’ultime ri-lasciano a Roger Corona sono la riprova della loro autenticità e della saggezza del fotografo. La provocante e la provocatoria, la belva scatenata del sesso, Milly D’Abbraccio scrive: “Se la vita è movimento. Se il mio movimento è stata vita. Il tuo obiettivo è stato in quell’attimo lo specchio della mia anima e del mio sesso. E se tutto questo è stato passione le nostre foto saranno immortali. Con tanto kiss sesso!”.

E’ tenera e fragile questa Milly che coinvolge la vita davvero in termini filosofici e ci aggiunge quella parolina “sesso” talmente fuori contesto da rivelare l’obbligo di mantenere comunque un ruolo. Ed è forse la necessità di mantenere il ruolo che deve avere sconvolto l’approccio esibizionistico davanti all’obiettivo della macchina fotografica di Corona se in tutte le dichiarazioni riecheggia un liet motiv: emozione e sorpresa, da parte di donne che della pornografia hanno fatto un mestiere  davanti ad occhi nudi e cineprese.

Insomma, in queste fotografie vi è stato uno scambio di maschere fra persona e personaggio. Corona ha puntato sulla “persona” che è scaturita dal “personaggio”. 

Queste fotografie non sono dissimili da tante fotografie di nudo “d’autore” ed i nomi e le immagini si rincorrono nella memoria: il grande Stieglitz con le violente pulsioni erotiche nel ritrarre Georgia O’Keeffe; Weston fra dune, terrazze e languidi abbandoni, Jean Loup Sieff e la passione efebica; le suggestioni ambigue della Jonesco; Newton e le femmine fatali; Hosoe e la sapienza della forma e del suggerimento evocativo; la voluta distorsione di Kertesz; la maliziosa insinuazione ingenua di Saudek… trovano una corrispondenza nelle fotografie di Roger Corona che non imita di certo, anzi elabora con la propria creatività l’intera cultura della fotografia.

Ed in particolare, quel suo recitatissimo sadomasochismo, talmente non violento e ben strutturato nell’impianto grafico da ammaliare per l’eleganza delle linee, è un’invenzione visuale che non trova riscontro in nessun altro autore.

Di certo, Corona con le sue donne ha prodotto in fotografia un lavoro da considerare con molta attenzione e rispetto per la straordinaria qualità di immagine.

Una ricerca sul nudo, sul corpo, sulla vitalità femminile – così ricca di misteriosi messaggi da scoprire e che mai saranno interamente rivelati – che apporta un nuovo contributo estetico alla sapienza della rappresentazione.

Milano, Settembre 1994