MILLY E LE COMPAGNE

Fotographia
di Santi Urso

La realtà futura sarà virtuale. O non ci sarà futuro. Gli scenari disegnati dalle nuove tecnologie sono studiati da antropologi, filosofi, economisti che si occupano dei possibili mutamenti culturali sollecitati dell’ipermoderno cyberspazio.
Ma la realtà virtuale non appartiene al mondo della cultura, appartiene alla vita naturale.
Per dirla chiara: è, per ora, l’unica chiave che possa aprire le porte della nostra sopravvivenza.

L’uomo del Terzo Millennio ha davanti proprio questo esclusivo problema: sopravvivere alla diffusione esponenziale dell’unica malattia per ora inevitabilmente mortale che la razza umana si sia trovata tra i piedi negli ultimi seimila anni.
Allegria! Direte, che razza di introduzione stai facendo a queste pagine che trasudano sesso?

Appunto. Quello che state guardando, con crescente interesse, è il sesso futuro.

Roger Corona l’ha capito prima di tutti. E appena l’ha capito, è passato all’azione.

E’ diventato un profeta del sesso sicuro. Che Roger Corona sia un poeta e un ricercatore dell’immagine, a questo punto, è persino secondario. Corona, questo ci interessa, è un esploratore: con la sua fotocamera, studiando le mappe, si avventura dove l’uomo non è ancora arrivato e ci riporta sensazioni e materiali dell’eros prossimo venturo.

Le mappe sono quelle dell’erotismo nell’arte: Roger ha memorizzato il bello (e il nudo) dall’antichità ai giorni nostri, prima ancora di diventare fotografo.
Fino a 33 faceva tutt’altro.
Quando riuscì ad accoppiare in modo appena decente tempi e diaframmi capì che aveva un lavoro in mano e anche molto da dire.
Il suo curriculum registra beauty, still-life, ritratti per Gioia, Amica, Photo, Biba, Marie Claire, Max, la crema dei periodici italiani e stranieri.

La ricerca della bellezza formale e la soddisfazione del desiderio: Corona ne fa il tema dominante della sua ricerca. E trova.
Trova sul suo cammino le “Femmes Extremes”. Sono, queste donne (segnate dalla x del proibito), le figure seducenti ed emarginate del cinema hard. E’ un incontro stimolante, in ogni senso.
Non è una battutaccia: è una descrizione.

La bellezza formale ce la mette Roger Corona, la soddisfazione del desiderio la procurano Milly e le compagne.
Lui, con la suggestione del bianconero, sa come esprimersi: ritaglia scorci audaci, primi piani spietati; imprigiona gesti, espressioni, pose.

Su quelle famose mappe ha studiato Ballthus, il pittore degli interni quieti e silenziosi squarciati da figure e situazioni inquietanti, imprevedibili. Ha studiato i territori del fumetto e la pop art.

Ma le modelle di un pittore o d’un fotografo, anche quando si espongono nelle contorsioni più allusive e voluttuose, sono spesso laboriose e compunte studentesse, impiegate, commesse, segretarie piegate come docili marionette.
Roger Corona, per le sue realizzazioni, ha messo davanti all’obiettivo corpi che, per lavoro, affrontano situazioni sessuali estreme: non alludono, agiscono.

E’ innegabile che le star del cinema hard sono trash, la loro attività è contigua (ma guai a dirglielo!).
Alla prostituzione; insomma, niente a che fare con le top model.
Lui, come ogni artista, aveva, per la verità, un sottinteso scopo di redenzione.
L’arte, si sa, nobilita e purifica anche la più vile delle materie, e riscatta il kitsch e la volgarità.
L’arte è anche firmata: ecco la grande differenza tra l’erotismo e la pornografia, che è sempre anonima.

La dichiarazione d’intenti di Corona era inequivocabile: “Per anni ho fotografato il corpo, la bellezza delle modelle. Ora ho spostato l’obiettivo sulle pornostar, mantenendo la mia poetica, la mia sensibilità; semmai ho aggiunto un po’ di pudore al mio classico modo di spogliare una modella”. Lo scopo è stato raggiunto, come si vede: disegnate dalla luce, vestite di ombra, anche quando sono oscenamente esposte, le pornostar acquistano una “nobiltà” impensabile nella professione.

Se Corona si fosse fermato qui, avrebbe ottenuto un buon risultato, da offrire alla riflessione della critica d’arte. Milly D’Abbraccio che (indolente o torturata?) stira braccia e gambe sotto una sciabolata di luce, ricorda le figurette di Balthus.
E potete divertirvi a riconoscere l’influenza della pop art, parodiata dal popò di Betty o dal dettaglio di Venus, o a vedere una citazione di Helmut Newton attraverso Eva Orlowsky.

Ma perché entrare in un catalogo d’arte quando si può entrare nella storia?
Corona ha, in realtà, lavorato ad un progetto epocale: ha trovato l’anello di congiunzione tra erotismo e pornografia (perché in questa ricerca c’è, sì, la sua firma, ma anche l’inconfondibile impronta delle partners).
E l’ha trovato, come dicevamo, al momento giusto. Perché il sesso sicuro, oggi, è solo quello immaginario. Corona fa sognare con un sesso d’autore, in presa diretta.

Milano, Ottobre 1993